Quello che è successo la sera di giovedì 23 maggio all'interno del Palaflaminio di Rimini nella semifinale del torneo Uisp tra la Clementino Cno Santarcangelo e la Eukanuba squadra di Carlton Myers è un fatto gravissimo.
I
cori razzisti rivolti all'ex giocatore della nazionale e
portabandiera alle Olimpiadi di Sydney del 2002 provenienti da
diversi sostenitori della Clementino è solo l'ultimo grave episodio
- in ordine cronologico - di xenofobia e intolleranza che si è
verificato a Rimini in queste settimane.
Però
è la prima volta che il mondo dello sport cittadino viene
attraversato da queste pulsioni. Mentre infatti a livello europeo e
nazionale, lo sport diviene sempre più il terreno nel quale si
esprimono malesseri e sentimenti razzisti e xenofobici, a livello
locale episodi di questa portata non si erano mai registrati.
Per
questo vale la pena collocare l'episodio di razzismo che ha coinvolto
Myers in un quadro territoriale che - negli ultimi anni e in
particolare negli gli ultimi mesi- è stato attraversato da episodi
altrettanto gravi e di chiara matrice politica.
L'attacco,
alla manifestazione contro l'omofobia “Rimini amore” con
manifesti omofobi e offensivi del 16 maggio e il blitz davanti alla
sede del PD locale contro lo ius soli e il ministro Kyenge della
notte successiva, promosso dal partito neofascista Forza Nuova -
nonché il corteo contro “L'immigrazione che uccide” lanciato
dall'organizzazione nazifascista per il prossimo 15 giugno - ci
dicono chiaramente una cosa.
Le
politiche di austerità, la dilagante disoccupazione, i tagli al
welfare e ai servizi stanno generando paura, disagio e purtroppo
anche tragedie che i movimenti di estrema destra stanno provando a
sfruttare in termini di consenso attraverso campagne di odio razzista
e sessista come sfogo alla rabbia individuale crescente nella pancia
della società. E questo accade anche a Rimini.
Anzi
forse le province sono il luogo migliore per il proliferare di questi
episodi.
Per
questo per chi come noi pratica lo sport come liberazione dalle
gabbie del presente e come terreno per produrre relazioni sane e
meticce è fondamentale continuare in questa sperimentazione. Per uno
sport popolare e accessibile a tutti, nel deserto delle periferie
arrugginite e nel grigiore delle province italiane.
Se
da un lato fanno sicuramente piacere le dichiarazioni
di condanna del Sindaco di Santarcangelo (da dove provengono i
supporter della Clementino) e del Presidente della Provincia
dall'altro alle istituzioni chiediamo dei fatti concreti in termini
di iniziativa politica pubblica più che delle semplici dichiarazioni
di condanna.
Per
troppi anni l'assenza di politiche inclusive e i tagli e la
distruzione del welfare insieme alla governance sicuritaria e alla
caccia all'immigrato, hanno prodotto stereotipi negativi e creato le
condizioni per la proliferazione di sentimenti di paura e
indifferenza.
La
dimensione territoriale diventa infatti fondamentale in questa fase
storica per iniziare a ricostruire un welfare locale che è stato e
continua ad essere smantellato dalle politiche neoliberiste e che
vede i cittadini migranti come i primi ad essere colpiti, a
differenza di quello che vorrebbe far credere la propaganda dei
movimenti xenofobi.
Un
welfare che parli di diritto alla casa, alla salute, al reddito per
tutti. Un welfare che parli anche di diritto allo sport, perché lo
sport ha una funzione fondamentale nello sviluppo di relazioni
all'interno dei contesti sociali e aiuta ad abbattere barriere e
pregiudizi grazie alla condivisione diretta di passioni, sentimenti,
sofferenze, differenze e fatica.
Perché
i luoghi dello sport siano luoghi aperti ed attraversabili e non
palestre della stupidità, dell'indifferenza e dell'odio, crediamo
sia necessaria una forte presa di parola collettiva e organizzata da
parte di associazione avocate, come la UISP, e di realtà
autorganizzate come la nostra.
AutSide
Social Football – Rimini
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