mercoledì 4 novembre 2015

Yakub, uno dei nostri fratelli dell' Hic Sunt Leones Football Antirazzista

Questa è la storia di Yakub, uno dei nostri fratelli dell' Hic Sunt Leones Football Antirazzista di Bologna. La storia di Yakub è la storia di tanti nostri compagni ed ex compagni di squadra e ci dimostra come attraverso lo sport si possano tessere relazioni fondamentali per la vita di ogni persona. Il calcio non è solo business. Sosteniamo lo sport popolare!


"Mi chiamo Yakub Doud Kamis e sono nato in Costa D’Avorio il 7 luglio 1992, ma è stato quando mi sono trasferito in Mali con la mia famiglia che ho iniziato per la prima volta a giocare a calcio.
Avevo 8 anni quando con gli amici ho iniziato a fare le prime esperienze: ci incontravamo sotto casa tutti i pomeriggi e andavamo insieme a giocare in strada. All’inizio non avevamo un pallone e ne avevamo costruito uno con un mucchio di calze arrotolate tra loro, giocando sulla sabbia anche quel pallone di emergenza funzionava a dovere, ma dopo un po’ abbiamo deciso di fare una colletta per comprare un vero pallone e abbiamo iniziato a organizzarci tra di noi per fare dei tornei.
All’inizio si trattava solo di un passatempo, ma quando a 14 anni mi sono dovuto trasferire in Ghana, ho trovato una squadra con la quale ho giocato per due anni. È stato allora che ho capito quanto mi stessi appassionando al calcio: ci riunivamo tutti i pomeriggi per vedere le partite in televisione in alcuni locali.
Quando ho compiuto 18 anni ho deciso di andare in Libia con mio cugino che stava partendo per lavorare a Tripoli, lì il ritmo di lavoro era più intenso ma trovavo sempre il modo di giocare nelle ore libere: l’azienda per la quale lavoravo ci aveva messo a disposizione uno spazio in cui organizzare le partite. Andavo a giocare lì con i colleghi tutti i pomeriggi e il venerdì, che in Libia è un giorno festivo, ci organizzavamo con dei grandi tornei di calcio che duravano tutta la giornata.
Nel 2011, quando in Libia è scoppiata la guerra, dovevo decidere se tornare a casa e un amico che stava per partire per l’Italia mi ha proposto di andare con lui e ho deciso di tentare la fortuna. Sono arrivato a Lampedusa il 9 aprile e da lì sono stato subito trasferito a Bologna. All’inizio la vita in Italia non è stata facilissima: dovevo imparare la lingua, ottenere i documenti e ambientarmi a un nuovo modo di vivere. In questa situazione il calcio è stata una delle cose che mi hanno aiutato di più a inserirmi e ad apprezzare la mia nuova vita in Italia.
Si può dire che è stata una questione di fortuna: dopo qualche mese dal mio arrivo ho iniziato a frequentare la scuola di italiano del TPO di Bologna, centro sociale estremamente attivo in città e che offre da anni molti progetti di integrazione culturale e di sostegno ai migranti. Inoltre, il TPO ha una squadra di calcio, così ho iniziato la mia esperienza con gli Hic Sunt Leones: feci con loro un primo torneo e da allora sono sempre rimasto nella squadra.
Non avrei potuto essere più fortunato, la mia squadra mi ha aiutato sotto tutti i punti di vista, ho trovato delle persone che mi hanno accolto e uno spirito di gruppo incredibile che non si trova ovunque. Penso che un episodio in particolare possa descrivere il calore e l’altruismo di tutto il gruppo degli Hic Sunt Leones: nel 2014 mia madre è morta in Mali e io non avevo abbastanza soldi per fare un biglietto e andare al suo funerale e a vedere la mia famiglia, che non incontravo da quando ero partito: sono stati i miei compagni a fare una colletta e a regalarmi il biglietto perché io potessi andare. È un gesto che non dimenticherò mai e che ha significato tantissimo per me, e che ancora adesso mi fa pensare che il calcio e lo sport in generale serva non solo a praticare attività fisica ma soprattutto a costruire dei rapporti e uno spirito di gruppo che va oltre qualunque differenza culturale e che può aiutare concretamente le persone nel proprio sviluppo di vita."

GRAZIE Yakub per la tua testimonianza!

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